Mercoledì 19 dicembre 2007 - Auditorium dell'Oasi di Spiritualità dei Servi della Sofferenza in San Giorgio Jonico (Ta)

V Convegno Liturgico Diocesano

V Convegno Liturgico Diocesano

«La Parola di Dio nella Celebrazione»
 
Eccellenze Reverendissime,
Reverendi Confratelli Sacerdoti e Diaconi,
Cari Amici!
Giungiamo questa sera al V appuntamento annuale con questa ulteriore serata di studio organizzata dall’Ufficio diocesano per la Liturgia e che, quest’anno, ha come tema la Parola di Dio nella Celebrazione.
1. All’inizio di questo mio intervento sento l’esigenza del cuore di salutare gli Ecc.mi Presuli Che ci onorano della Loro autorevole presenza.
Un filiale saluto al nostro Arcivescovo, Che ringraziamo perché ogni anno ha voluto farci dono della Sua presenza e delle conclusioni al Convegno con le quali Egli ha tracciato, con la unanimemente riconosciuta intelligenza e sapienza pastorale, il camino concreto di applicazione delle riflessioni qui compiute. Grazie a Lei, Eccellentissimo Padre, abbiamo la certezza di non camminare a vista ma di essere e sentirci inseriti nel cammino della Chiesa.
Un deferente saluto e benvenuto all’Ecc.mo Relatore, Mons. Luca Brandolini, Che ringraziamo per aver accolto l’invito, accollandosi un sovrappiù di lavoro in nostro favore. Mons. Brandolini non ha bisogno di presentazione: tutti lo conosciamo per il diuturno servizio alla guida del Centro di Azione Liturgica già dal 1993. Egli è stato ed è all’interno della Chiesa italiana fedele interprete dello spirito della riforma liturgica e della Sacrosanctum Concilium. Diversi gli interventi proprio sulla Parola di Dio nella Celebrazione e ‘ se le mie notizie non sono errate ‘ dovrebbe essere di imminente pubblicazione un testo La Parola si fa vita. Proclamare efficacemente la Parola nella liturgia.
A S. E. Mons. Brandolini vadano, poi, i nostri migliori auguri per le recenti ricorrenze della Sua vita personale e del Suo Ministero celebrate in questo mese di dicembre: il 12 dicembre il Suo compleanno, il 7 dicembre il XX di Episcopato, di cui 15 nella Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo.
2. Mi sia consentito, in questa occasione, rivolgere parole di vivo ringraziamento a don Antonio RUBINO, per la quinquennale e sapiente direzione dell’Ufficio. Sotto la sua Direzione è iniziato questo ciclo di Convegni attraverso i quali stiamo scandagliando le ricchezze del mistero celebrato.
Un saluto grato alla Famiglia dei Servi della Sofferenza ed in particolare a Mons. Galeone e Mons. Tagliente per la gentile e sempre generosa ospitalità.
3. Proprio su questa linea si colloca questa V edizione del nostro Incontro di studi. Da dove, infatti, nasce l’idea di mettere a tema la natura ed il ruolo della Parola di Dio nella Celebrazione?
Una serie di sollecitazioni ecclesiali ‘ da noi ben volentieri recepite ‘ ci ha spinti a ritenere opportuna tale scelta.
a) Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato la XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (5-26 ottobre 2008) al tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Dal documento preparatorio, tecnicamente chiamato Lineamenta, si evince chiaramente che l’intento del Pontefice è sviluppare ilo rapporto Eucaristia-Parola. In quel testo citato si dice, tra l’altro, che la Parola di Dio è una realtà liturgica e profetica, ovvero è una proclamazione e una testimonianza dello Spirito Santo sull’evento ‘Cristo’ e, ricordando con SC 7 che Cristo stesso è presente nella sua Parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura, si invita a ricordare a porre attenzione privilegiata ad ogni forma di incontro con la Parola nell’azione liturgica: nell’Eucaristia (domenicale), nei sacramenti, nella predicazione omiletica, nell’anno liturgico, nella liturgia delle ore, nei sacramentali, nelle variegate forme della pietà popolare, nella catechesi mistagogica (Lineamenta, n. 22).
b) La Chiesa Italiana dalla I domenica di Avvento ha il nuovo Lezionario, almeno nel ciclo domenicale triennale. La nuova traduzione della Sacra Scrittura è la terza edizione (le prime due risalgono al 1971 e al 1974) ed ha richiesto un lavoro di 20 anni. La decisione di procedere a tale lavoro fu presa nel 1988 dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana e fu ratificata al Consiglio Episcopale Permanente. Del resto, non si poteva fare diversamente dal momento che nel 1986 la Santa Sede aveva approvato la Nova Vulgata, ovvero il testo latino normativo per la proclamazione liturgica della Parola di Dio. Dovendo procedere ad una nuova revisione della traduzione della Sacra Scrittura, la CEI ha pensato bene di compiere un lavoro unitario: anziché produrre una traduzione per lo studio e la catechesi (che come tale non necessita della recognitio della Santa Sede) e poi produrne una per l’uso liturgico (che invece ha bisogno di tale recognitio), ha inteso unificare il lavoro. Dopo 20 anni di traduzione, revisione, confronto, dibattito abbiamo finalmente un testo aggiornato che valga sia per l’uso liturgico sia per l’uso pastorale. Ho voluto rimarcare questa prassi non per fornire informazioni sulle dinamiche burocratiche, ma perchè questo modo di procedere rivela una rinnovata comprensione della liturgia all’interno della vita della Chiesa. Essa non è più interpretata come un momento di ritualità pubblica a lato della spiritualità o un momento di spiritualità a lato della pastorale, è finalmente compresa all’interno dell’attività pastorale, anzi come l’anima della pastorale, realmente fonte e culmine della vita della Chiesa (SC 10). Se la CEI avesse prodotto due testi differenti ‘ uno per la celebrazione e l’altro per la catechesi, lo studio e la pastorale ‘ avrebbe implicitamente staccato la celebrazione dalla attività pastorale della Chiesa. In questo modo, invece, si è espressa la radicata convinzione che lo stesso annuncio catechetico della Parola prende il proprio avvio dalla proclamazione liturgica: risuona nella vita della Chiesa, infatti, quella Parola che nella Celebrazione si è fatta evento di salvezza. Naturalmente, in quel rapporto di circolarità tra catechesi e liturgia, non si comprenderebbe la portata sacramentale della parola senza una adeguata catechesi liturgica su di essa.
Un altro elemento innovativo del nuovo Lezionario è la veste tipografica e il ricco corredo artistico del libro liturgico. Al di là del gusto personale (ovvero, può piacere o meno la realizzazione concreta, a seconda del proprio ‘palato estetico’), ciò che va necessariamente rimarcato è che la liturgia torna a farsi promotrice di cultura. Da sempre è stato così: la produzione musicale, le opere d’arte della pittura, dell’architettura e della scultura, le miniature dei codici liturgici, le decorazioni ‘ vere opere d’arte gioielliera ‘ per i libri liturgici ed i vasi sacri. Il nuovo Lezionario tenta di inserirsi in questa felice tradizione, corredando alcune domeniche con raffigurazioni artistiche, per lo più di fattura e sensibilità espressiva contemporanea. 30 artisti hanno riscritto una nuova biblia pauperum (bibbia dei poveri) che ridice, in termini figurativi accessibili all’uomo contemporaneo, il contenuto rivelativo della Scrittura.
Dal culto alla cultura: si manifesta in questo modo che la celebrazione liturgica, in forza della proclamazione della Parola di Dio, è generatrice di vita nuova, di una nuova comprensione dell’esistenza alla luce del mistero di Cristo, ovvero di una esistenza cristificata.
c) La terza sollecitazione ecclesiale ci viene dal Magistero del nostro Arcivescovo, al Quale non smetteremo mai di dire la nostra convinta gratitudine perché costantemente ci mostra le vie che il Signore indica per noi al Suo discernimento pastorale, ma anche per la modalità ‘ acuta e critica ‘ con cui lo fa.
Nel Sussidio pastorale per l’anno in corso ‘ La carità, anima della vita e della missione della Chiesa ‘ l’Arcivescovo scriveva: «Il luogo sorgivo di un’anima missionaria è il medesimo da cui sgorgano la Chiesa e la sua missione: il Mistero pasquale, reso presente, vivo ed operante nell’oggi della Chiesa attraverso l’Eucaristia» (§ 4, p.57). Proprio in quella aggettivazione «presente, vivo e operante nell’oggi» si manifesta la intrinseca missionarietà della proclamazione liturgica della Paola di Dio. Nella celebrazione la Parola non è una narrazione, una esposizione di fatti, ma diviene un nuovo evento (POLM, 3). La celebrazione è in se stessa un evento di missione anche perché in essa la Parola è annunziata, attraverso differenti codici linguistici e comunicativi, ma anzitutto perché, nella grazia della celebrazione, la Parola è nuovamente resa viva, operante, efficace. Come agli inizi della creazione la Parola compie ciò che dice ‘ sia la luce, e la luce fu ‘ come nella parola sacramentale si realizza ciò che si afferma ‘ questo è il mio corpo ‘ così nella proclamazione liturgica la Parola realizza gli eventi che narra, illumina le situazioni esistenziali su cui scende come sapienza e luce che disperde le tenebre, guarisce i cuori su cui è versata come balsamo, purifica le storie personali in cui penetra come giudizio, come esortazione, come invito ad una rinnovata fedeltà all’alleanza d’amore con Dio. La parola nella celebrazione ‘ si direbbe tecnicamente ‘ non ha funzione informativa (didattica, come si diceva un tempo in rapporto alla prima parte della Messa), ovvero non solo dice ciò che è avvenuto perché se ne mantenga un vago ricordo, ma ha funzione sacramentale performativa in quanto compie nella vita di ciascuno ciò che attesta che Dio ha compiuto nella vita e nella storia del suo popolo. Proprio perché la Parola è proclamata oggi, noi scopriamo che la nostra storia è e resta il luogo in cui Dio si rivela e continua a salvarci. Finché, nella Chiesa, che celebra il mistero pasquale, risuonerà la Parola di Dio, noi avremo certezza che non si sono esaurite le meraviglie operate dalla misericordia di Dio.
4. Già solo questa ambientazione ecclesiale del nostro tema, ci fa comprendere quanto urgente sia rivalorizzare la proclamazione della Parola di Dio in ogni celebrazione liturgica.
Per questi motivi, mentre ringrazio ciascuno di voi per la sua preziosa presenza e perché vorrà farsi promotore nella propria comunità di quanto avrà maggiormente compreso questa sera, ben volentieri cedo la parola a S. E. Mons. Brandolini, rinnovandoGli la nostra grata e filiale stima.