Sussidio ed indicazioni per la recita del Santo Rosario

PREMESSE
Questo Sussidio vuole essere un semplice aiuto offerto ai Parroci, per la preghiera comunitaria del Rosario secondo le indicazioni offerte dal Santo Padre nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariæ (RVM). Naturalmente lo schema qui proposto è suscettibile di ampi adattamenti, secondo la discrezione pastorale dei singoli Parroci che sapranno apportare le opportune modifiche, tenuto conto sia della struttura fondamentale della preghiera del Rosario ‘ che va mantenuta (cfr RVM, 42) ‘ sia della capacità del popolo che lo prega, cui è necessario venire incontro nella scelta delle forme concrete della preghiera, per una più fruttuosa contemplazione del mistero di Cristo Signore.
La struttura qui è offerta è la seguente:
* Introduzione: con l’invocazione classica del Salmo 69. Il Gloria al Padre è proposto «in canto» sia in questo luogo sia a conclusione di ogni decina dei singoli misteri non tanto per una varietà di forme espressive, quanto per rendere evidente che la preghiera contemplativa del Rosario porta con sé una connotazione dossologica, evidenziata dal canto. La monizione introduttiva ‘ anch’essa adattabile ‘ può essere utile a contestualizzare e motivare l’iniziativa. Se si ritiene opportuno, a questo punto si può aggiungere la Professione di fede quale «fondamento del cammino contemplativo che si intraprende» (cfr RVM, 37).
* Canto meditativo o mariano: può servire a disporre i cuori alla contemplazione che dovrà svolgersi attraverso tutta la preghiera del Rosario. Non vengono offerti testi, perché ognuno potrà scegliere il canto in base al repertorio conosciuto dalla propria comunità parrocchiale. Se si dispone di cinque icone o raffigurazioni, adatte per forma e grandezza ben visibile e corrispondenti ai momenti o episodi della vita del Signore, cui si fa riferimento nei misteri luminosi, si potrà illuminarle di volta in volta dopo l’enunciazione del mistero. In caso contrario, prima di questo canto meditativo si può illuminare (o con un faretto direzionale o più semplicemente con delle lampade o ceri) una icona del volto di Cristo ed ornarla di fiori, per richiamare come la preghiera del Rosario sia un «fissare gli occhi sul volto di Cristo» (RVM, 9). Potrebbe aiutare il clima di contemplazione, incentrata sui misteri della vita di Cristo, anche una atmosfera di luce sommessa nell’edificio ecclesiale e concentrata sull’icona. La compositio loci può aiutare ‘ «secondo la logica stessa dell’Incarnazione» – la «concentrazione dell’animo sul mistero» (RVM, 29).
* Enunciazione del mistero: «è come aprire uno scenario su cui concentrare l’attenzione. Le parole guidano l’immaginazione e l’animo a quel determinato episodio o momento della vita di Cristo» (RVM, 29). La formulazione offerta è tale da incentrare l’attenzione sulla persona del Signore Gesù: Nel ‘ mistero della luce contempliamo Gesù che ‘ . A questo punto ‘ se si dispone di quelle cinque immagini differenti ‘ si può evidenziare quella corrispondente al mistero enunciato.
* Ascolto della Parola di Dio: il breve brano offerto dà «fondamento biblico e maggiore profondità alla meditazione». Questa parola va «ascoltata con la certezza che è Parola di Dio, pronunciata per l’oggi e ‘per me” Non si tratta di riportare alla memoria un’informazione. Ma di lasciar ‘parlare’ Dio» (RVM, 30). Eventuali commenti aggiunti non devono superare la dimensione di una didascalia e non devono sopraffare la Parola di Dio ascoltata. * Silenzio: efficacemente riproposto dalla Lettera apostolica serve a nutrire l’ascolto e la contemplazione (cfr RVM, 31) e aiuta a fissare «lo sguardo sul mistero meditato» (ibidem).
* Padre nostro: «dopo l’ascolto della Parola e la focalizzazione del mistero è naturale che l’animo si innalzi verso il Padre» nella cui «intimità Gesù ci vuole introdurre» (RVM, 32). Questa preghiera «rende la meditazione del mistero, anche quando è compiuta in solitudine, un’esperienza ecclesiale» (ibidem).
* Le dieci Ave Maria: è «l’elemento più corposo del Rosario’Alla luce dell’Ave Maria ben compresa, si avverte ‘ che il carattere mariano non solo non si oppone a quello cristologico, ma anzi lo sottolinea ed esalta» (RVM, 33). L’aggiunta dopo il nome di Gesù – «baricentro dell’Ave Maria» (ibidem) ‘ è conforme non solo alle indicazioni di RVM, ma anche della Marialis Cultus (1974) di Paolo VI e del recente Direttorio su pietà popolare e Liturgia (2002) della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Si tratta di una «professione di fede» che è, «al tempo stesso, aiuto a tener desta la meditazione, consentendo di vivere la funzione assimilante, insita nella ripetizione dell’Ave Maria, rispetto al mistero di Cristo» (ibidem).
* Gloria al Padre: «la dossologia trinitaria è il traguardo della contemplazione cristiana. Cristo è la via che ci conduce al Padre nello Spirito. Se percorriamo fino in fondo questa via, ci ritroviamo continuamente di fronte al mistero delle tre Persone divine da lodare, adorare, ringraziare» (RVM, 34). Per questo motivo nel Sussidio si è pensato di proporre il Gloria in canto al termine di ogni decina.
* Giaculatoria finale: il Sussidio propone un canto ‘ un mottetto di Taizè, in realtà ‘ che possa facilitare la preghiera contemplativa e laudativa. Naturalmente ‘ se questa proposta non è ritenuta valida o praticabile per la propria comunità – nulla vieta che si conservi la giaculatoria classica o che si proponga un altro canto oppure che si usi l’orazione facoltativa incentrata sul mistero che è stato meditato.
* Conclusione: è quella classica con il canto della Salve Regina, le Litanie lauretane ‘ che vivono della medesima dinamica ripetitivo-contemplativa del Rosario -, la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre («per allargare lo sguardo di chi prega sull’ampio orizzonte delle necessità ecclesiali»: RVM, 37) e la benedizione conclusiva.