10 marzo 2010

Circolare su alcune questioni inerenti le Processioni del Crocifisso e Via Crucis compiute fuori delle chiese durante il tempo di quaresima

Nella nostra Arcidiocesi, secondo una prassi che si va estendendo e consolidando, nella V settimana di Quaresima (conosciuta tradizionalmente come settimana di Passione) e nella Settimana Santa, si moltiplicano gli esercizi di devozione popolare come la Via Crucis e la processione del Crocifisso, spesso fondendo i due pii esercizi.
Al fine di conservare ‘ senza aumentarne a dismisura il numero ‘ questi pii esercizi nella purezza del loro significato e affinché non regrediscano a mere manifestazioni folkloristiche, perdendo così la funzione evangelizzatrice che deve essere criterio di ispirazione di ogni attività pastorale, è necessario compiere una riflessione teologico-pastorale che motivi e sostanzi le singole scelte operative.

PREMESSA
1. Il Concilio Vaticano II ‘ faro di ogni intelligente scelta pastorale ‘ al n. 13 della Sacrosanctum Concilium ci ricorda che «i ‘pii esercizi’ del popolo cristiano, purché siano conformi alle leggi e alle norme della Chiesa, sono vivamente raccomandati [‘]. Bisogna però che tali esercizi siano regolati tenendo conto dei tempi liturgici e in modo da armonizzarsi con la liturgia; derivino in qualche modo da essa e ad essa introducano il popolo, dal momento che la liturgia è per natura sua di gran lunga superiore ai pii esercizi».
2. Il Direttorio su pietà popolare e liturgia della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ‘ fondamentale testo di riferimento per la corretta applicazione del citato numero di Sacrosanctum Concilium ‘ onestamente sottolinea che «nell’ambito della pietà popolare non viene facilmente percepito il senso misterico della Quaresima e non ne sono colti alcuni grandi valori e temi, quali il rapporto tra il ‘sacramento dei quaranta giorni’ e i sacramenti dell’iniziazione cristiana, come pure il mistero dell”esodo’ presente lungo tutto l’itinerario quaresimale. Secondo una costante della pietà popolare, portata a soffermarsi sui misteri dell’umanità di Cristo, nella Quaresima i fedeli concentrano la loro attenzione sulla Passione e Morte del Signore» (n. 124, p. 110) ed ammette che esiste «un divario tra la concezione liturgica e la visione popolare della Quaresima» (n. 126, p. 111).
3. La presente Circolare vuole essere uno dei possibili contributi per colmare tale divario e custodire la nobile semplicità che dalla liturgia promana per dare forma anche alle manifestazioni della pietà popolare. Non si deve infatti confondere un pio esercizio come il luogo ‘ scevro da norme ‘ in cui sfogare i devozionalismi e sentimentalismi che le norme liturgiche frenano nella celebrazione. Essi devono essere e rimanere manifestazioni di fede, di preghiera e strumenti di evangelizzazione.

PROCESSIONE DEL CROCIFISSO E VIA CRUCIS
Questi due pii esercizi sono per natura loro differenti nelle modalità esplicative.
1. La processione è un itinerario di fede e di preghiera, che avanza senza soste e procede dal suo punto di partenza al suo punto di arrivo senza soluzioni di continuità. In essa si alternano canti, preghiere, acclamazioni, intercessioni, dossologie e silenzi.
2. La Via Crucis, invece, è un cammino con soste di ascolto della Parola di Dio, di meditazione e di preghiera. Tali soste sono scandite dalle quattordici stazioni della passione con una conclusione che preluda all’annuncio e all’attesa della risurrezione, giacché inscindibile è l’unità del mistero pasquale.
3. Non possiamo nasconderci che troppo spesso le forme proprie dei due esercizi vengono unite, dando origine a situazioni ibride. Prima di presentare la richiesta alla Curia, per la doverosa approvazione, è necessario avere chiaro cosa si intende fare e preparare tutto perché il pio esercizio sia dignitosamente compiuto.

NORME PARTICOLARI DERIVANTI DA SITUAZIONI ESISTENTI IN DIOCESI
Nella nostra Arcidiocesi non di rado ci si trova dinanzi a situazioni che ‘ senza offesa di alcuno ‘ sono ‘scimmiottamenti’ delle processioni dell’Addolorata e dei Misteri di Taranto, ritenuti quasi paradigma normativo. Spesso i fedeli vogliono riprodurre nelle proprie comunità gli usi tradizionali di quelle due processioni.
Pertanto quest’Ufficio ‘ sulla base di quanto avviene e si è sviluppato in questi anni ‘ ritiene opportuno chiarire quanto segue:
1. L’uso della cosiddetta troccola è limitato unicamente al Triduo Santo. Essa infatti è strumento sostitutivo del campanello, che apriva tutte le processioni per avvertire i fedeli nelle strade del passaggio del pio pellegrinaggio. Poiché il suono delle campane è proibito nel Triduo, essa ne prese il posto. Fuori del Triduo essa non può in alcun modo essere usata.
2. Secondo l’antico adagio giuridico (accolto nella normativa e prassi liturgica) ne bis in idem, non si devono usare due immagini dello stesso mistero. Non si possono, quindi, portare in processione due croci (quella detta ‘dei Misteri’ e quella detta ‘della Sindone’). Sia per la Via Crucis sia per la processione del Crocifisso una sola deve essere la Croce che segna il centro del pio esercizio stesso.
3. Possono usare il proprio abito di rito approvato unicamente le Confraternite canonicamente erette. Le associazioni ed i gruppi parrocchiali o culturali non possono indossare camici, mozzette e cappucci. I membri di esse, se svolgono una funzione liturgica, possono indossare ‘ secondo le norme ‘ l’alba o il camice con amitto e cingolo. L’abito liturgico non prevede cinture, rosari e medaglieri che vanno quindi tolti.
4. Durante la Via Crucis o la processione del Crocifisso, se non partecipa una Confraternita, non sono previste figure di coordinamento, se non quelle indicate dal Parroco. I cosiddetti ‘mazzieri’ sarebbero una presenza ingombrante che crea unicamente spettacolarità teatrale, ma nulla ha a che fare con il pio esercizio che si compie. Ugualmente, al rientro del pio pellegrinaggio, non è previsto alcun rito di ingresso come quello del mazziere o troccolante (che non devono esserci, mancando la Confraternita) il quale bussa alla porta della Chiesa.
5. Il tradizionale suono delle bande musicali ha ragione di essere inserito unicamente nelle processioni ma non nella Via Crucis e comunque non deve sostituire del tutto le preghiere, le acclamazioni ed i canti dell’assemblea. Non si comprende inoltre perché si debbano eseguire le note ‘marce funebri’ prima della celebrazione del giorno liturgico del Venerdì Santo. Esse, infatti, sono tradizionale espressione culturale e devozionale del dolore del popolo per la morte del Signore. Anticiparne il suono significherebbe separare i sentimenti della devozione dalla celebrazione del giorno liturgico e contribuire ad acuire il divario tra liturgia e pietà popolare.

S. E. Mons. Arcivescovo ha approvato questa circolare in data 9 marzo 2010.

 (Sac. Marco Gerardo)
direttore
dell’Ufficio diocesano per la Liturgia

Taranto, 10 marzo 2010